Dovrebbe essere una testa con collo d’uomo in legno intagliato che a Carnevale sormontava il fantoccio da portare in corteo per le vie del paese e, dopo la festa, veniva riposta in un trappeto per essere usata l’anno seguente.
Teschio coi due femori incrociati sia come indicazione di pericolo di morte che come simbolo della transitorietà di tutto ciò che è terreno.
Capodanno e capo di mesi, dammi la strenna che mi hai promesso. (Così si andava dicendo, il primo gennaio, da bambini, in giro, con il sacchetto di stoffa ricucita, nel quale si riponevano i soldini donati da parenti e da amici di famiglia).
Saltimbanco, il più gradito e il più abile dei teatranti nomadi, dopo il capocomico che a sua volta era la più alta espressione artistica, nonché amministrativa del gruppo.